Quando ti approcci a una serie-tv dai per scontata la presenza di certe convenzioni di genere, dei limiti che ingabbiano le puntate in inferni autoconclusivi, di cliché appositamente inseriti per mantenere alta l’attenzione del pubblico, anche a costo di sacrificare pezzi di trama e svolte diverse per il carattere di alcuni personaggi.
“Youth” non ha smentito l’assioma. Guardare questo film significa essere sommersi da una miriade di colori, suoni, sensazioni e situazioni che rimangono impresse negli occhi e nella mente molto dopo aver abbandonato la sala del cinema. D’altronde il cinema di Sorrentino è anche e soprattutto questo: narrazione per emozioni, più che per eventi legati da un rapporto di causa ed effetto. È un modo di svelare la storia allo spettatore che lascia tanto spazio all’interpretazione personale, al punto che probabilmente non ci saranno due singole persone che potranno dire di aver vissuto e compreso allo stesso modo ogni scena del film.