#meetthecharacter Parte 1 (di 5) – CHARLOTTE NGUYEN
Ganymedian Meltdown è un romanzo corale. Sono cinque i protagonisti che si alternano e si affrontano nel corso della storia, lottando da un lato e dall’altro della barricata. Comincio questa settimana a presentarvi la prima protagonista – la prima che incontrerere sfogliando le pagine di GM e la prima che è nata nella mia mente.
Tenetela d’occhio, perché saprà stupirvi!
3230 d.C.
Heosphoros.
L’unico insediamento umano su Ganimede è governato con pugno di ferro da un’unica azienda. La Hecates Inc. ha pagato a caro prezzo la terraformazione della luna gioviana e dalla sua centrale nucleare dipende la sopravvivenza della città più fredda del Sistema Solare.
La messa a punto del primo reattore nucleare a fusione calda potrebbe presto risollevare le sorti della millenaria impresa energetica.
O così sperano i vertici della Hecates Inc…
Qualcosa scricchiola nella terza stagione di Fargo e ho avuto difficoltà a capire cosa, esattamente, anche dato il mio parzialissimo punto di vista da grandissima amante di tutto ciò che riguarda Fargo.
Cerchiamo di capirci: la terza stagione di Fargo resta un buon prodotto, sicuramente sopra la media rispetto a tante altre serie concorrenti, ma – per citare Boris – forse è il caso di fermarsi qui. Noah Hawley adssso ha per le mani anche la gestione di Legion e lui stesso ha detto che non sa se potrà lavorare al materiale ancora disponibile su Fargo, preferendo piuttosto una pausa.
Quando ti approcci a una serie-tv dai per scontata la presenza di certe convenzioni di genere, dei limiti che ingabbiano le puntate in inferni autoconclusivi, di cliché appositamente inseriti per mantenere alta l’attenzione del pubblico, anche a costo di sacrificare pezzi di trama e svolte diverse per il carattere di alcuni personaggi.
Li avete visti i trailer su YouTube, no? Io ho capito che avrei visto Suicide Squad quando la Warner ha diffuso a tradimento un trailer con Bohemian Rhapsody in sottofondo. E come fai a non andare a vedere un film che ha una canzone del genere nella colonna sonora?!
Poi ho scoperto che c’era Viola Davis a fare la donna “tosta-e-bastarda” di turno, che c’era Margot Robbie che faceva Harley Quinn, che c’era Will Smith a fare Deadshot, Jared Leto che interpretava il Joker più pappone di sempre (e che agonia tutti i Ledger!fag che hanno rivoltato il web in questi mesi) e, insomma, ero già lì a urlare al capolavoro.
Ieri sera, 15 Luglio 2016, c’è stato un golpe fallito in Turchia, mentre io me ne stavo bel bella al “Silvano Toti” Globe Theatre di Villa Borghese a guardarmi Gigi Proietti che interpretava l’Edmund Kean di Raymund FitzSimons. E, non vi preoccupate, vi parlerò di Edmund Kean e di Gigi Proietti, non delle implicazioni politiche di quello che è accaduto in Turchia.
Credo che il primo scopo di un film sia quello di intrattenere – per lo meno di questo tipo di film. Ecco, X-Men – Apocalisse ha centrato in pieno l’obiettivo: è un film dalla trama lineare, classica, con un antagonista molto potente e assetato di ulteriore potere, un parterre di protagonisti già sviluppati nei due capitoli precedenti e portati alle estreme conseguenze, nuove reclute che scalpitano per presentarsi e impossessarsi del proscenio nei capitoli successivi.
Elio era stato chiaro: non solo il concerto non sarebbe stato uno stanco riciclo di vecchi successi ma avrebbe lanciato il nuovo album, Figgatta de Blanc, alternando novità a cavalli di battaglia capaci di far rivoltare tutto il palazzetto in un unico coro di battaglia. Per citare le sue stesse dichiarazioni, sarebbe stato uno spettacolo in grado di far impallidire The Wall.
Civil War è un film isterico è saltellante, prima di tutto nella gestione della trama. Oscilla fra l’action movie e il thriller psicologico senza riuscire a pescare il meglio da nessuno dei due generi. Non ha l’asciutta compattezza dell’action movie, non riesce a tenere sempre la tensione alzata al massimo, proprio nel tentativo di dare spazio alla riflessione, risicata in pochi dialoghi, messi al momento sbagliati e condotti in maniera poco intelligente. Le scene d’azione, pur coreografiche e in alcuni casi di fortissimo impatto – a differenza di Age of Ultron, che si era dimostrato carente anche da questo punto di vista – sono spesso svolte a velocità aumentata, quasi a volerne comprimere lo spazio per infilarne più di una in un tempo ristretto, quanto può esserlo le appena due ore e mezza in cui si è cercato di parlare di tutto e il contrario di tutto.
Ebbene, Joseph Fink l’ha fatto di nuovo. Ha scritto e prodotto un nuovo show, chiamato Alice isn’t dead e che gli abbonati al podcast di WTNV hanno potuto ascoltare nelle sue prime tre puntate, scaricabili «every other Tuesday», per citare le parole stesse di Fink, insieme alle puntate del radio-show condotto da Cecil Baldwin, voce dello speaker radiofonico Cecil Gershwin Palmer.
È un podcast gratuito, esattamente come WTNV, ma con quest’ultimo condivide solo l’essere uno show sci-fi con elementi horror. Tutto il resto è assai diverso, a partire dal contesto e dalla protagonista.