Il film è tutto da ridere. Scorre via fresco, leggero, senza intoppi, alterna siparietti comici a inseguimenti concitati, senza dimenticare rivolgimenti di trama sempre più intricati e persino qualche opportuno tocco di dramma qua e là. Della storia personale di Napoleon, Illya e Gabi vediamo sprazzi, che emergono dalle parole con cui si confidano agli altri, dalle notizie che raccoglie chi li spia; tutti e tre hanno qualcosa – nel loro presente o nel loro passato – di grave e triste che li ha costretti a diventare spie improvvisate e un po’ pasticcione e che dà ragione di certe loro piccole manie, apparentemente molto comiche.
“La Resurrezione di ‘F’” promette tante cose, molte più di “Battle of Gods”, che era stato lo strombazzatissimo ritorno al cinema della serie di “Dragon Ball” e aveva poi fatto da rilancio per la nuova, ennesima serie filler che munge ancora dalla grassa vacca che è stata la fortunata serie degli anni Ottanta (sia anime che manga). Il problema è che, nel frattempo, la qualità dell’animazione e delle sceneggiature è peggiorata. Se, nel primo caso, si tratta di un problema sistemico a tutta l’industria dell’animazione giapponese contemporanea; il secondo è frutto di pura pigrizia da parte di sceneggiatori e produttori che sanno quanto vasto e affezionato sia il fandom e soprattutto quanto i nostalgici siano pronti ad affollare le sale per rivivere i ricordi della loro infanzia.