E qui il viaggio è sia traversata fisica che percorso di crescita spirituale. Re Leonzio e suo figlio Tonio, il consigliere Salnitro, il coraggioso orso Babbone, il saggio Teofilo e tutti gli orsi del loro branco conquisteranno qualcosa ma perderanno qualcos’altro durante la loro convivenza con gli umani. L’innocenza, prima di tutto, la spensieratezza e l’immediatezza della vita in mezzo alla natura, barattate con la conoscenza ma anche con troppi vizi, che corrompono i più deboli di loro, quelli più facili a lasciarsi affascinare dai begli abiti e dalle armi astruse.
Partiamo dalla novel: “Il blu è un colore caldo” è un’opera prima e si vede. Si vede perché ha tutti i difetti di quest’ultima: un tratto di disegno ancora in sviluppo, una narrazione non sempre fluida, un eccesso di lirismo tragico che in alcuni punti rischia di rendere la vicenda quasi paradossale. Non voglio massacrare la novel, in fondo per molti passi mi è piaciuta, alcune pagine mi hanno davvero emozionata, ma è pur sempre un lavoro ancora acerbo, che contiene tutti gli errori tipici di chi comincia a mettere sul foglio la sua prima storia compiuta.