Guardiani della Galassia 2 (2017)

L’operazione più difficile da compiere, quando guardi un film e lo devi recensire, è scindere il giudizio personale dello spettatore da quello possibilmente più tecnico e obiettivo del recensore.

È una difficoltà che si è ripresentata tutta dopo aver visto Guardiani della Galassia 2, che ho amato persino più del film precedente, ma che presenta esattamente tutte le pecche che stanno rendendo ogni film del franchise Disney – e in special modo del franchise Disney-Marvel – un prodotto fallato in più punti, per difetti che spesso si ripetono invariati, fotocopie l’uno dell’altro perché “fotocopiati” suonano anche tutti questi film messi in fila.

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Trainspotting + T2

Trainspotting e T2 parlano di una generazione ben precisa e del suo fallimento, che non potrebbe essere più evidente nel sequel del 2017: non solo nelle persone di Renton, Sick Boy, Spud e Begbie, ma anche nel confronto impietoso con i loro figli – quelli veri e quelli spirituali – i ventenni che li rifiutano e si prendono gioco di loro. I ventenni che usano altri tipi di droghe e si sentono rifiutati in altri modi dal sistema… ma qui ci ritorniamo.

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Logan (2017)

«Scusate ma ho bisogno di un momento per elaborare… io ci sono cresciuto con Wolverine, mi capite?» dice un giovane uomo seduto nella fila davanti alla mia alla fine del film e io lo capisco. Perfettamente.

Perché anche io ci sono cresciuta con Wolverine, sia con quello fumettistico sia con quello cinematografico, e perché il colpo al cuore, a fine film, è doppio – ma che dico, triplo, anzi no, multiplo – e l’elaborazione del “lutto” è così complessa che non riesco nemmeno a piangere.

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Le Mille e Una Notte (Edizione Integrale)

Questa recensione – per motivi di spazio e di capacità personali – sarà comunque stringata e non potrà contenere tutte le riflessioni che pure questa raccolta immensa si sarebbe meritata, pagina per pagina. Non sono un’arabista e non sto scrivendo una monografia su questo compendio narrativo immenso ma “Le Mille e Una Notte” è un classico che andrebbe studiato al pari de “La Divina Commedia”, per il suo valore letterario e per il portato storico e culturale che si porta dietro.

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Confessione a Tanacu (2006)

Di Confessione a Tanacu va subito detto che, nonostante il taglio quasi giornalistico di quella che vuole essere una narrazione veristica di eventi molto reali, la lettura prende immediatamente: è avvincente, asciutta, crudele ma non morbosa. Il racconto degli abusi, la descrizione delle vite interrotte e spezzate di troppi ragazzini abbandonati a se stessi e cresciuti in istituti malsani e popolati di ceffi sempre pronti ad approfittare di chi non ha la forza né la possibilità di ribellarsi – anche e soprattutto bambini e ragazzini – è efficace, da pugno nello stomaco. Non indulge però mai nel particolare scabroso, nella ricerca di uno stile che possa scioccare oltremisura il lettore, basta già la triste realtà a prostrare e indignare abbastanza le coscienze.

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Cos’è la Costituzione Italiana e come il referendum vuole cambiarla?

Siamo stati chiamati, come cittadini e parte integrante di questo sistema complesso, a decidere dei meccanismi con cui si fanno le leggi, con cui i partiti che eleggiamo e che ci rappresentano dovrebbero intervenire a gestire la nostra vita quotidiana. E dovrebbero farlo – come i principi delle vere democrazie stabiliscono – cercando l’accordo più ampio per proteggere tutte le fasce di popolazione, per cercare un cambiamento di comune intesa, piuttosto che imponendosi con la forza di un numero parlamentare che spesso non rispecchia nemmeno gli equilibri reali.

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‘David Bowie Is’ Arte all’ennesima potenza

Un articolo, però, non è un romanzo e da qualche descrizione oggettiva del reale bisognerà pur partire per far comprendere la ‘stra-ordinarietà’ di una mostra, che non è soltanto un percorso lungo e totalizzante sulla vita di un artista a tutto tondo; è anche, in tutti i suoi aspetti tecnici e stilistici, un’esperienza innovativa, un modo tutto nuovo – quadridimensionale – di esporre la cultura e l’arte al visitatore, senza appoggiarsi solo alla sua vista, senza sollecitare solo la sua mente.

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Il cinema d’intrattenimento non sta bene? (Risposta: in parte)

Ultimamente, però, mi è capitato sempre più spesso di lasciare il cinema in uno stato di profondo disappunto. Se dovessi dire qual è il film che in questo 2016 mi ha fatto ridere più genuinamente – senza forzarmi alla risata, senza giocare sporco su argomenti di per sé ridicoli come produzioni di gas corporee varie ed eventuali – direi «Zootropolis». Se dovessi dire quale film mi ha commosso ed è andato più a fondo nel mio immaginario, direi «Alla ricerca di Dory». Se dovessi accennare a quale film avesse un uso più spregiudicato e originale della sceneggiatura, direi «Deadpool».

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Suicide Squad (2016)

Li avete visti i trailer su YouTube, no? Io ho capito che avrei visto Suicide Squad quando la Warner ha diffuso a tradimento un trailer con Bohemian Rhapsody in sottofondo. E come fai a non andare a vedere un film che ha una canzone del genere nella colonna sonora?!
Poi ho scoperto che c’era Viola Davis a fare la donna “tosta-e-bastarda” di turno, che c’era Margot Robbie che faceva Harley Quinn, che c’era Will Smith a fare Deadshot, Jared Leto che interpretava il Joker più pappone di sempre (e che agonia tutti i Ledger!fag che hanno rivoltato il web in questi mesi) e, insomma, ero già lì a urlare al capolavoro.

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