Dicembre 2024
Mi auguro che abbiate passate delle serene vacanze natalizie. Tuttavia qui in Italia manca ancora all’appello una festa, che tutte le altre si porta via, ed è il soggetto di uno dei film che ho consigliato il mese scorso sul mio canale Telegram.
Spazio c’è stato anche per le critiche a un’opera animata molto particolare, portata al cinema dopo 21 anni dalla sua uscita in televisione… completamente devastata dal ricorso indiscriminato all’intelligenza artificiale, per risparmiare sul tempo, sulla manodopera e sui costi.
E infine: a dicembre ho avuto il piacere di essere ancora una volta ospite della rassegna “Chi ha visto il vento” sul canale YouTube di Mosby Italia.
Bando agli indugi e buona lettura dei miei interventi del mese scorso. E Buona Epifania~!
[] INTERSTELLA 5555 | UN’OPERA D’ARTE SFREGIATA DALLA CUPIDIGIA CAPITALISTA
Giovedì 12 dicembre sono stata al cinema a vedere “Interstella 5555” nella sua prima uscita cinematografica mondiale. Il progetto è una collaborazione originalissima realizzate nel 2003 fra il duo francese electro-dance Daft Punk e la TOEI Animation, con la supervisione artistica del compianto maestro Leiji Matsumoto.
Tutto nasce dall’idea dei Daft Punk di dare un accompagnamento visuale alle quattordici tracce del loro album “Discovery” (2001), intessendo una storia fantascientifica che parla anche dello sfruttamento nel mondo dell’industria musicale. Il tutto è stato realizzato sposando le immagini alla musica senza alcun ricorso ai dialoghi. Sono solo le animazioni e le suggestioni dei testi e delle melodie di brani di grandissimo successo – come “One More Time” “Harder, Better, Faster, Stronger“, “Digital Love” – a raccontare un’avventura semplice ma di forte impatto emotivo.
Non mancano le sequenze psichedeliche, nel segno della migliore fantascienza anni ’70, e soprattutto è fortissima l’impronta estetica e narrativa delle opere di Leiji Matsumoto – molto apprezzato dai Daft Punk, che non per niente pensavano agli eroi e alle eroine del suo “Capitan Harlock” quando hanno vergato la sceneggiatura di questo vero e proprio musical senza battute.
Pertanto avrei voluto caldamente consigliarvi di andare al cinema e godervi questo fantastico esperimento artistico, targato TOEI Animation. Peccato che…
Peccato che questa versione per il cinema sia stata “rimasterizzata” tramite il ricorso all’IA. La storia produttiva di “Interstella 5555” è vagamente tormentata, perché ne esiste solo una versione in SD realizzata per l’uscita in DVD del 2003. Di questa versione, a quanto pare, era stata già realizzata una presunta versione in 4K nel 2011, incrementando la risoluzione di una fonte in formato SD NTSC a sua volta già convertita nel formato PAL DVD. Se già queste vicissitudini vi fanno girare la testa, non è ancora finita qui: a quanto pare la TOEI non ha più (o non ha mai avuto, su questo punto non ci sono sicurezze) un master in alta risoluzione per un film animato che era stato colorato digitalmente.
Vista l’impossibilità di fornire al pubblico una versione in alta risoluzione in tempi brevi e a costo zero, la TOEI – che non è nuova al maltrattamento delle sue opere animate – ha optato per una “ripulitura” affidata interamente a un’IA generativa, che ha aumentato la risoluzione, affilato le linee, migliorato la nitidezza e quant’altro. Creando dei veri e propri orrori cosmici di lovecraftiana memoria. Vorrei scherzare ma sono rimasta basita, quando mi sono trovata di fronte a fondali completamente sfocati, dove tutti i dettagli erano stati letteralmente spianati, smarmellati (chiamate Duccio), pasticciati.
Per non parlare delle linee di contorno dei personaggi, rese forzatamente nitide anche nelle sequenze oniriche, dove avrebbero dovuto restare sfocate – con la conseguenza di diventare zigzanti, storte, tutte angoli impossibili. Se si riesce a lasciarsi trasportare dalla musica e dalla vicenda, si può faticosamente chiudere un occhio sulle folle corrette dall’intelligenza artificiale con braccia che si muovono ad angolazioni impossibili e visi che non hanno più nulla di umano. Tuttavia è un’impresa titanica ignorare questi abomini.
“Interstella 5555” è un’opera che si scaglia in maniera molto netta contro gli eccessi di un’industria discografica fatta di parrucconi che per soldi spremono i loro artisti fino a ridurli a gusci vuoti e poi li buttano via. Per questo è ancora più ironico che i parrucconi di un’azienda al vertice dell’industria dell’animazione giapponese abbia deciso di spremere una delle sue opere – che non ha saputo preservare – passandola attraverso quel tritacarne che è un’IA generativa, senza alcuna supervisione umana né precedente né successiva.
“Interstella 5555” resta ancora al cinema, qui in Italia, oggi e domani. Non vi consiglio di andare a vederlo: questa bieca operazione commerciale non merita di essere finanziata. Mi spiace di aver scoperto questi retroscena solo dopo aver pagato il biglietto. Posso però consigliarvi di cercare la versione originale (è disponibile anche su YouTube), che sarà più sgranata ma conserva tutta la sua umanità.
Se desiderate qualche informazione in più in merito a quest’ultima, pessima uscita, in questo articolo di Anime News Network trovate anche dei paragoni visivi fra le inquadrature della versione originale e della versione “rimasterizzata” usando l’IA. Giusto per capire quali mostri genera il sonno della ragione umana, quando si arrende e si affida alle macchine per non ricompensare come meritano gli artisti per il loro lavoro.
[] LA FRECCIA AZZURRA (1996) | QUANDO I GIOCATTOLI SALVARONO L’EPIFANIA
Natale è alle porte. Buonsenso vorrebbe che vi consigliassi un bel film di animazione da guardare in questa occasione e lo farò. Solo che non si tratta di un film su Babbo Natale, bensì sulla Befana – la nostra strega che porta doni e carbone a tutti i bambini nella notte dell’Epifania.
Il film in questione è una piccola, commovente perla tratta dal romanzo per ragazzi “La Freccia Azzurra” di Gianni Rodari. Il film dall’omonimo titolo è la storia di un bambino povero, Francesco, costretto a lavorare anche durante le feste, perché rimasto orfano di padre molto presto. Francesco, che abita nella città di Orbetello, vorrebbe come regalo un bellissimo trenino giocattolo – la Freccia Azzurra, appunto – che ha intravisto nella vetrina del negozio della Befana.
Peccato che questa volta a gestire gli affari della vecchia signora sia lo sgradevole signor Scarafoni, interessato soltanto al profitto. Scarafoni ha deciso di elargire regali soltanto ai bambini figli di genitori ricchi, che devono pagare per ottenere i giocattoli che verranno distribuiti nella notte dell’Epifania. Il tutto all’insaputa della Befana, costretta a letto da una bruttissima influenza.
È per questo che i giocattoli del negozio, approfittando di una breve assenza di Scarafoni, si animano e decidono di trovare Francesco, per regalargli la Freccia Azzurra, e di regalarsi essi stessi ai bambini poveri. A guidare la ricerca col suo fiuto formidabile sarà il cagnolino di pezza, Spicciola, ma l’impresa si rivelerà molto più ardua del previsto.
“La Freccia Azzurra” è un film di animazione realizzato da una realtà italiana come il soggetto della sua storia: Lanterna Magica. Sì, proprio quella di “La Gabbianella e il Gatto” e “Totò Sapore e la magica storia della pizza”. “La Freccia Azzurra” arriva prima di tutti loro, nel 1996, dopo quattro anni di lunga lavorazione. Si tratta del primo lungometraggio di un’azienda che fino a quel momento si era occupata di cortometraggi per la pubblicità e a scopo educativo.
Per la regia era stato scelto Enzo d’Alò, musicista riconvertitosi al mondo dell’animazione che aveva preso lezioni di animazione dalla regista Lotte Reiniger (l’animatrice che ha messo a punto la camera multipiano ben prima di Walt Disney). Il film, restaurato nel 2019 in 2k per il centenario della nascita di Gianni Rodari, è una gioia per gli occhi. Lo stile è proprio quello di un libro illustrato per bambini: contorni tratteggiati con la linea nera, campiture di colori brillanti, fondali ricchi di dettagli dai confini precisi e lineari. Allo spettatore sembra di muoversi davvero in un mondo fatto a misura di bambino e disegnato dai bambini per gli altri bambini – aspetto che contribuisce a rendere questa Orbetello degli anni Cinquanta un luogo innevato fuori dal normale scorrere del tempo.
Eppure non manca la critica sociale all’opulenza sfacciata, all’avidità e all’arroganza dei ricchi in una storia che non è solo visivamente allegra ma ha anche una colonna sonora di tutto rispetto, firmata da Paolo Conte, che le presta alcuni suoi pezzi strumentali. Da segnalare anche il cast di doppiatori, con voci d’eccezione come quella di Lella Costa per la Befana e di Dario Fo per il perfido Scarafoni.
Che altro aggiungere? “La Freccia Azzurra” è disponibile gratuitamente su RaiPlay – vi basterà registrarvi, sempre gratuitamente, per potervi godere la versione restaurata del 2019. Non posso che consigliarvi caldamente la visione. Buon Natale e Buone Feste a voi~!
P.S.: nella squadra di animatori che hanno realizzato il film figura anche, come animatore senior Iginio Straffi. Ebbene sì, c’era anche il papà delle Winx.
[] CHI HA VISTO IL VENTO – PUNTATA 10: PONYO SULLA SCOGLIERA
Venerdì 20 dicembre alle ore 21:00 sono stata ancora una volta gradita ospite di Mosby Italia, per parlare insieme ad Andrea Tornese e Lorenzo Galasso di “Ponyo sulla Scogliera“. La live adesso è disponibile interamente a questo indirizzo.
“Ponyo sulla Scogliera” è un titolo a me molto caro. Non solo è stato il primo film del maestro che ho visto su uno schermo cinematografico ma è anche la sua opera che più mi ha divertito, andando davvero a risvegliare la bambina che è in me.
Fra citazioni ad Altan e riferimenti alla “Ophelia” di John Everett Millais, abbiamo fatto un lungo viaggio alla riscoperta di una delle opere più genuinamente rivolte ai bambini della filmografia del Maestro Hayao Miyazaki. Non sono mancate le menzioni a Nausicaä e Lorenzo ha, come sempre, fatto un ottimo e approfondito lavoro di ricerca per ricostruire i numerosi rimandi artistici di un film che – soprattutto a livello di fondali – è ricchissimo di suggestioni artistiche dalle fonti più varie.
“Ponyo sulla Scogliera” è stato, per quanto mi riguarda, un film a torto molto sottovalutato, mentre io ritengo che sia uno di quelli che più sa parlare con semplicità e freschezza al cuore dei bambini – e a quello degli adulti che decidono di lasciarsi andare alla sua narrazione energetica e scanzonata.
Buona visione e fateci sapere che ne pensate con un commento, che è sempre gradito!
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