O della psichedelica follia dell’universo

Ci sono due modi per spiegare cos’è Space Dandy (disponibile su VVVVID) a qualcuno che non l’ha mai visto: le avventure di uno sfigatissimo cacciatore di alieni rari con una passione insana per i bei fondoschiena femminili (un vero e proprio “sommelier della natica”); in alternativa, un viaggio psichedelico attraverso i tipi  più ricorrenti della fantascienza e dell’animazione mainstream giapponese.

In tutti e due i casi non si andrebbe lontano dalla realtà. Anzi, bisogna citare entrambe le definizioni, se si vuole offrire all’incauto spettatore per lo meno un sommario quadro di quello che Space Dandy è. Poi, però, bisogna aggiungere altro: ovvero che regista e staff tutto dello studio Bones non ci hanno provato nemmeno per un attimo a comporre una serie che rientrasse nei canoni della normalità.

Tolti i primi cinque minuti della prima puntata, da cui sembra di trovarsi davanti a una serie demenziale con il solito personaggio pervertito – che magari la narrazione potrebbe giustificare, dotandolo di “buon cuore” e un’irritante tendenza a fare discorsi motivazionali – ci si rende conto che non si può dare niente per scontato, quando si guarda una puntata di Space Dandy.

Space Dandy Miao

Tranne il fatto che, sicuro come il giorno che succede alla notte, qualcosa esploderà sempre prima della fine della puntata: potrebbe essere un palazzo, un’astronave, un’intera civiltà portata al collasso o persino un pianeta, con annessi satelliti coinvolti nel collasso gravitazionale. Una costante indubbiamente interessante.

La trama

Diciamocelo subito: Space Dandy è uno di quegli show a trama verticale dove, escluso il primo e gli ultimi tre episodi, si potrebbe guardare ogni puntata in ordine sparso e difficilmente si perderebbe il filo… anche se qui e là non mancano i rimandi a cose accadute nelle puntate precedenti, piccole chicche: come il fatto che QT si appassioni alla pesca nell’episodio dodici e venga poi mostrato intento a dare consigli da vero esperto in materia durante l’episodio diciotto.

La trama di ogni puntata ruota sempre intorno alla necessità di Dandy di trovare, catturare e portare al Centro di Registrazione Alieni un alieno raro, così da riscattare la taglia che pende sulla sua testa e tirare a campare per il resto del mese. Ovviamente questa ricerca diventa soltanto un pretesto, spesso e volentieri, per parlare d’altro: introdurre lo spettatore a pianeti con un worldbuilding di tutto rispetto – è il caso di Planta, abitato esclusivamente da specie vegetali senzienti con fattezze per nulla umanoidi – oppure giocare coi loop temporali, risolvendoli nella maniera più ridicola eppure più logica possibile. Volete la puntata imperniata sulla teoria delle stringhe? C’è. Così come c’è la puntata-musical, che si prende bellamente gioco dei vari High School Musical, la puntata in cui tutto il mondo è zombie (altro che World War Z) o quella che omaggia stili e tematiche dei film dello Studio Ghibli.

C’è spazio persino per la serietà: non parlo solo di puntate dove l’elemento comico passa in secondo piano e persino Dandy riesce a confermarsi – saltuariamente – un essere umano decente, capace di tenere al suo prossimo (vedi la piccola Adelie nel sesto episodio). Parlo anche di puntate vagamente inquietanti, come la storia dell’alieno armato di ukulele che cercava un sorriso genuino; o la puntata ambientata sul pianeta Limbo, che sembra omaggiare, in certi passaggi, le visioni orrorifiche de Il labirinto del fauno ma soprattutto è venata di una tale malinconia e un tale senso di sperdimento, che alla prima visione riesce persino difficile sviscerarla fino in fondo.

In tutto questo, però, c’è persino spazio per un filo sottile di trama orizzontale, una macro-storia che attraversa tutta la serie ed è incarnata dal professor Gel e dal suo aiutante Bee, entrambi sottoposti del commodoro Perry – capo dell’armata dell’Impero Gogol, in lotta con l’Impero Jaicro per il dominio del cosmo. Eh sì, perché il Nostro è costantemente inseguito da questi loschi figuri, che pilotano un’astronave a forma di testa della Statua della Libertà con tanto di gag ball a tapparle la bocca (ve l’ho detto, no, che l’umorismo di Space Dandy è a tinte forti?). E se all’inizio possono sembrare un semplice elemento di disturbo – messo lì al puro scopo di movimentare la trama – bisogna prestare un po’ d’attenzione a quello che Dandy suo malgrado possiede, un elemento (nel vero senso della parola) così strutturale nelle vicende e nell’universo della serie da rivelarsi fondamentale nelle ultime due puntate.

Di Space Oddities e altre amenità cosmiche

Di irresistibile, in Space Dandy, prima di tutto c’è il cast di comprimari ricorrenti che affiancano Dandy nelle sue avventure. Oltre al professor Gel e Bee, perenni antagonisti persino più sconclusionati dello stesso cacciatore di alieni, c’è prima di tutto la ciurma della Aloha Oe, l’astronave (ricca di sorprese nascoste quanto parecchie puntate della serie) che Dandy guida come se fosse una motocicletta: sto parlando di QT, il robot tuttofare che assomiglia a un aspirapolvere e ha, in effetti, una fissazione particolare per le pulizie;

Space Dandy QT

e di Miao, alieno di Betelgeuse dalle fattezze feline e dal nome originale impronunciabile, almeno per chi non bazzica la lingua del suo pianeta. Quest’ultimo ha pure un approccio compulsiva all’uso dei social network, che in alcuni casi finisce per causare parecchi problemi a Dandy e alla sua vita da involontario ricercato sulla lista nera dell’impero Gogol.

Basterebbero già loro due, con il loro corredo di fissazioni e vizi umanissimi, a fare da contraltare a Dandy, ma si aggiungono, spesso e volentieri, anche Honey e Scarlet a completare il quadro.

Space Dandy Honey

La prima è la bellissima e procace cameriera della catena di ristoranti Boobies (nella serie vengono definite “tettavole calde”, potete benissimo immaginare per quale caratteristica siano famose tutte le donne aliene che lavorano al suo interno), che alla bellezza unisce pure l’intelligenza e un dolcissimo sarcasmo nel prendersi gioco delle stupide debolezze di Dandy. Scarlet invece è la rigida impiegata del Centro di Registrazione Alieni, che spesso e volentieri rispedisce al mittente i tentativi del cacciatore di alieni di spacciare le sue prede per esemplari rari, ed è pure appassionata di arti marziali.

Space Dandy Scarlet

Entrambe sono persino protagoniste di puntate tutte dedicate a loro – perché il bello, in Space Dandy, è che ogni puntata si prende lo spazio di esplorare anche gli altri personaggi, senza lasciare nessuno sullo sfondo. Anche a Miao e QT è concesso un quarto d’ora di serietà, così come fra quelli che appaiono per lo spazio di una sola puntata si possono ritrovare personalità decisamente interessanti, come la piccola Adelie di cui sopra o l’aspirante rockstar (con una professione vera di tutto rispetto) Johnny. Persino la voce narrante della serie è un personaggio a se stante, che si premura spesso e volentieri di sfondare la quarta parete, dialogare con gli altri personaggi e intervenire nella trama.

Space Dandy Johnny

E poi ci sono le atmosfere, pesantemente ispirate agli anni Ottanta – compaiono VHS e audiocassette, in questa serie, Dandy ha il tipico stile rockabilly che ancora andava di moda nel mondo musicale giapponese di quel periodo, si vedono mangianastri e ogni cosa – a cominciare dal titolo della serie che appare nella sigla d’apertura – ha l’estetica tipica dei telefilm degli anni Ottanta. Persino la colonna sonora, a metà fra la dance e l’elettronica, riecheggia benissimo le suggestioni musicali del periodo, e che siate nostalgici o semplicemente amanti di quelle atmosfere, Space Dandy è sicuramente il genere di serie che può fare per voi.

E quindi?

Alla fine va detto: Space Dandy gioca. Gioca con tutto: con le trame, con i cliché, con gli stereotipi sempre prontamente ribaltati, con quegli eroi motivazionali da shounen che si prendono troppo sul serio, con la retorica dei buoni sentimenti, con la continuità spazio-temporale. Non si può dare nulla per scontato nell’universo di multiversi di Space Dandy: nemmeno la morte, visto che al termine della prima puntata Miao e Dandy fanno esplodere un intero pianeta con loro ancora sopra, e in quella successiva sono a bordo del’Aloha Oe, di nuovo a caccia di alieni rari come se nulla fosse accaduto. Soprattutto, il suo staff si diverte tantissimo a giocare con le animazioni: ci sono intere puntate su cui si stende un velo di grigio, che accompagna lo smarrimento dei personaggi e la presenza persistente di stranezze, che circondano le vicende con un alone di mistero. Ci sono puntate dove tutto diventa bidimensionale, da fumetto incollato alla pagina, oppure assume le tinte calde e le curve morbidissime dei film dello Studio Ghibli, con tanto di paffuta bambina dalle guance rosee che accompagna Dandy fra onde che ricordano quelle vive e vivacissime di Ponyo della scogliera.

Insomma, Space Dandy non è esattamente una serie per tutti, bisogna starle dietro, sospendere lo scetticismo e lasciarsi portare dall’assurdità di ogni puntata senza farsi troppe domande. Ma sono assurdità sempre ben congegnate, mai buttate a caso né confusionarie. È una serie fatta sicuramente di eccessi e situazioni paradossali e, per converso, è anche una serie che si accomoda molto bene nel genere fantascientifico, nel suo lato più psichedelico, quello che nei paradossi scientifici ci sguazza, invece di cercare una giustificazione logica alle distorsioni dello spazio-tempo o alla teoria degli universi paralleli.

Se amate tutto questo, se avete voglia di ridere dietro una serie che fa la parodia alle altre serie senza fermarsi lì, alla risata – ma che comunque fa ridere e sbattere le mani contro il viso in un impeto di imbarazzo parecchie volte – Space Dandy è sicuramente la serie giusta. Sono ventisei episodi di pura follia che, una volta terminati, vi faranno persino esclamare: “Ma come, è già finita?”. Pensate, io sono ancora in lutto alla fine del secondo rewatch…

Sapce Dandy Dandy

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