Trainspotting e T2 parlano di una generazione ben precisa e del suo fallimento, che non potrebbe essere più evidente nel sequel del 2017: non solo nelle persone di Renton, Sick Boy, Spud e Begbie, ma anche nel confronto impietoso con i loro figli – quelli veri e quelli spirituali – i ventenni che li rifiutano e si prendono gioco di loro. I ventenni che usano altri tipi di droghe e si sentono rifiutati in altri modi dal sistema… ma qui ci ritorniamo.
«Scusate ma ho bisogno di un momento per elaborare… io ci sono cresciuto con Wolverine, mi capite?» dice un giovane uomo seduto nella fila davanti alla mia alla fine del film e io lo capisco. Perfettamente.
Perché anche io ci sono cresciuta con Wolverine, sia con quello fumettistico sia con quello cinematografico, e perché il colpo al cuore, a fine film, è doppio – ma che dico, triplo, anzi no, multiplo – e l’elaborazione del “lutto” è così complessa che non riesco nemmeno a piangere.
Questa recensione – per motivi di spazio e di capacità personali – sarà comunque stringata e non potrà contenere tutte le riflessioni che pure questa raccolta immensa si sarebbe meritata, pagina per pagina. Non sono un’arabista e non sto scrivendo una monografia su questo compendio narrativo immenso ma “Le Mille e Una Notte” è un classico che andrebbe studiato al pari de “La Divina Commedia”, per il suo valore letterario e per il portato storico e culturale che si porta dietro.