Siamo stati chiamati, come cittadini e parte integrante di questo sistema complesso, a decidere dei meccanismi con cui si fanno le leggi, con cui i partiti che eleggiamo e che ci rappresentano dovrebbero intervenire a gestire la nostra vita quotidiana. E dovrebbero farlo – come i principi delle vere democrazie stabiliscono – cercando l’accordo più ampio per proteggere tutte le fasce di popolazione, per cercare un cambiamento di comune intesa, piuttosto che imponendosi con la forza di un numero parlamentare che spesso non rispecchia nemmeno gli equilibri reali.
Quando ti approcci a una serie-tv dai per scontata la presenza di certe convenzioni di genere, dei limiti che ingabbiano le puntate in inferni autoconclusivi, di cliché appositamente inseriti per mantenere alta l’attenzione del pubblico, anche a costo di sacrificare pezzi di trama e svolte diverse per il carattere di alcuni personaggi.
Un articolo, però, non è un romanzo e da qualche descrizione oggettiva del reale bisognerà pur partire per far comprendere la ‘stra-ordinarietà’ di una mostra, che non è soltanto un percorso lungo e totalizzante sulla vita di un artista a tutto tondo; è anche, in tutti i suoi aspetti tecnici e stilistici, un’esperienza innovativa, un modo tutto nuovo – quadridimensionale – di esporre la cultura e l’arte al visitatore, senza appoggiarsi solo alla sua vista, senza sollecitare solo la sua mente.