Largo ai giovani

X- Men - Apocalisse - Locandina

Mi rendo conto di non star aggiornando questo blog con regolarità, nell’ultimo periodo, ma c’è una spiegazione molto valida che ha a che fare col romanzo che sto scrivendo e di cui parlerò più in là, che mi assorbe quasi completamente ogni minuto della giornata. Ho visto pochi film a casa, quasi nessuno al cinema, ma questo qui non potevo lasciarlo “non recensito”.

L’ho personalmente molto amato, mi ha emozionato fino alle lacrime ed è probabilmente la prima volta che piango a dirotto sulla scena di un film di supereroi quindi, senza ulteriori indugi, andiamo a incominciare!

Vediamo un po’ che ha combinato Bryan Singer nel terzo capitolo della “nuova saga” degli X-Men.

[ATTENZIONE, SPOILER TUTTA A MANCINA]

La trama in breve

C’è un solo avversario in città a questo giro e meno male, e quell’avversario viene da ben quattromila e più anni nel passato: trattasi di Apocalisse, il primo mutante, colui che ha conferito i poteri mutanti ai suoi adepti più fedeli e che come faraone regna sull’Egitto.

Questo finché gli esseri umani non si ribellano, proprio durante la cerimonia di trasferimento della coscienza di Apocalisse nel corpo di un mutante in grado di effettuare la rigenerazione, e non lo seppelliscono sotto le macerie della sua piramide. Solo il pronto intervento di uno dei suoi Cavalieri, che lo sprofonda in un sonno millenario all’interno di un bozzolo di energia, riesce a salvarlo da morte certa.

Poco più di quattromila anni dopo, siamo nel 1983, a dieci anni dai fatti di X-Men – Giorni di un futuro passato. La scuola per mutanti dotati di Charles Xavier è operativa, Erik Lehnsherr conduce una vita sotto copertura in Polonia, dove si è rifatto una famiglia, Raven Darkholme è in giro per l’Europa a salvare mutanti sfruttati dagli umani (ed è così che faremo la conoscenza con Angelo e Nightcrawler) e Ororo Munroe è il capo di una banda di ragazzini che rubano per sopravvivere fra le strade del Cairo.

Tutte le pedine sono in posizione quando Moira McTaggart si ritrova sul luogo in cui è sita la tomba ora in pezzi di Apocalisse, venerata da un gruppo di uomini che ne aspettano la rinascita. Sarà proprio un incauto raggio di sole penetrato dall’apertura che la donna si è lasciata dietro, nel tentativo di scoprire cosa accada in quel luogo misterioso, a permettere il risveglio del mutante.

Apocalisse entra in contatto con Ororo – la prima dei suoi nuovi Cavalieri – e dopo aver assorbito sufficienti informazioni al proposito del mondo contemporaneo, decide di mettere fine al dominio degli uomini e dare inizio all’era dei mutanti sulla Terra. È per questo che avrà bisogno di altri tre Cavalieri, tre mutanti a cui donerà poteri aumentati e che lo aiuteranno nella sua opera di distruzione.

Dall’altro lato del globo, Jean Grey è tormentata da visioni di fiamme e devastazione, sogni che nemmeno il professor Xavier può decifrare per intero, mentre il peggiore degli scenari possibili porta Erik a perdere il controllo e ritornare agli antichi vizi, caduta che costringerà Raven e Pietro Maximoff a tornare alla scuola, nel tentativo di aiutare Charles, Hank McCoy e i loro allievi ad arginare la più grossa crisi su scala globale che si preparano ad affrontare.

Ma è veramente un film così brutto? (spoiler: no)

Credo che il primo scopo di un film sia quello di intrattenere – per lo meno di questo tipo di film. Ecco, X-Men – Apocalisse ha centrato in pieno l’obiettivo: è un film dalla trama lineare, classica, con un antagonista molto potente e assetato di ulteriore potere, un parterre di protagonisti già sviluppati nei due capitoli precedenti e portati alle estreme conseguenze, nuove reclute che scalpitano per presentarsi e impossessarsi del proscenio nei capitoli successivi.

A differenza dei “diretti concorrenti”, X-Men – Apocalisse scorre senza buchi di trama, senza aprirsi su troppi fronti e sa gestire le situazioni di gruppo in modo intelligente – dimostrando ancora una volta come le storie degli X-Men sappiano funzionare così bene anche perché sono sempre state pensate come storie corali, a differenza degli Avengers, troppo spesso un occasione per appiccicare assieme protagonisti dei rispettivi stand-alone senza molto criterio.

È un film recitato davvero bene, che presenta personaggi adorabili, sequenze cinematografiche geniali come quella di Pietro che si muove a velocità supersonica all’interno dei locali della scuola, più rapido di un’esplosione bruciante, e momenti di altissima emotività, come il crescendo sempre più disperato e disperante che porta Jean Grey a liberare tutti i suoi poteri e rivelare la Fenice nascosta dentro di lei.

L’unica pecca che può giustificare tutta questa delusione è il fatto che X-Men – Apocalisse sia semplicemente… fuori tempo. È stato un anno di “guerre civili”, questo, di supereroi dissezionati e messi alla berlina, mostrati nei loro lati più fragili, terribilmente umani, mentre litigano non per il bene comune ma per la (presunta) visione che hanno del loro ruolo. Abbiamo avuto tentativi più epici e, nonostante l’andamento sfarfallante, più riusciti, come quello di Batman v Superman. Abbiamo avuto tentativi popcorn di poco mordente e troppe sottotrame, che hanno dimostrato come gestire un team-up di troppi supereroi tutti assieme, cercando al contempo di essere alternativi e profondi e passare un messaggio, possa fallire miseramente di fronte alla sciattezza con cui è stato gestito Captain America – Civil War. Abbiamo avuto fuoriclasse spettacolari come Deadpool, con i suoi risicati 58 milioni di budget e un successo inaspettato ai botteghini, anti-eroe per eccellenza a cui di salvare il mondo frega poco ma di regolare i conti con chi gli ha rovinato la vita importa tantissimo.

Quindi come suona una storia quasi “tradizionale” sul classico scontro fra un super-cattivo che mira al dominio totale e un gruppo di volenterosi che si incarica di salvare la Terra? Terribilmente in ritardo.

O forse no. Il problema è tutto dalla prospettiva con cui si affronta questo film. Gli X-Men la loro guerra civile l’hanno già avuta nel bello e ben gestito Giorni di un futuro passato. Ci sono arrivati due anni fa e, non dispiace dirlo, hanno saputo farlo in modo molto più raffinato del tanto sopravvalutato Civil War. X-Men – Apocalisse è un classico film di transizione che, in questi immensi progetti cinematografici, ha lo scopo di traghettare lo spettatore e la trama in un passaggio di consegne da quelli che ormai sono gli adulti, i “vecchi saggi”, alle nuove reclute.

È superficiale l’approccio a Jean, Scott, Ororo e compagnia bella? È un abbozzo e sappiamo tutti che avranno il loro tempo di brillare nei prossimi capitoli. Soprattutto, la gestione del film non si fa sciatta, pur nella consapevolezza che si tratta di un “passaggio obbligato” verso una nuova storia.

Inserire qui tutte le lamentele – che approvo con calore – su come le major stiano trasformando il cinema in uno spazio per una “serialità” che ha poco a che fare con questo medium e che soprattutto rende poco a livello di qualità del prodotto. Detto ciò la nuova trilogia degli X-Men si conferma nel complesso un prodotto molto buono, soprattutto perché, al di là di tutto lo scontento che possa generare un film tanto “tradizionale” sul tema della lotta supereroica, di tradizione ce n’è molta meno, a ben guardare.

La particolarità degli X-Men, che si rivela qui ancora una volta, è l’essere costantemente in una guerra civile. Nemici degli X-Men sono altri mutanti come loro, “fratelli” che hanno deciso per una rivoluzione violenta e immediata, stanchi dell’oppressione e dell’emarginazione a cui li sottopongono gli esseri umani. Ogni volta che Xavier decide che lui e i suoi studenti dovranno opporsi al mutante cattivo di turno sta facendo, in fondo, una scelta di campo molto suicida, molto avversa alla specie a cui appartiene.

E cosa dire del fatto che anche il suo incrollabile ottimismo e la fiducia verso il “migliore dei mondi possibili” debba arrendersi di fronte alla costatazione che dovrà addestrare i suoi allievi a difendersi e combattere e non solo a essere persone migliori? O del modo in cui Raven affronta il suo essere diventato un punto di riferimento positivo per gli altri mutanti e dell’incoraggiamento che fa ai compagni più giovani a usare fino a fondo i propri poteri, anche oltre quei limiti che temono di valicare, perché è l’unico modo che hanno di conoscersi fino a fondo?

E quindi?

Insomma, X-Men – Apocalisse è un film che sa emozionare e farsi amare e sa portare fino alle estreme conseguenze il comportamento e la vita dei personaggi già analizzati nei film precedenti. È un buon film di transizione, prepara bene lo scatto in avanti del prossimo capitolo – che nei piani della produzione si ambienterà dieci anni dopo i fatti di Apocalisse.

La trama procede senza scossoni e senza arenarsi di continuo, i momenti comici non mancano ma non rubano la scena alle situazioni più complesse né abbassano il tono del film a quello di un cinepanettone per famiglie.

E i nuovi attori, a cominciare da Sophie Turner, sanno convincere nel prendere su di sé i ruoli che sono stati di attori più adulti e famosi, ai tempi della prima trilogia degli X-Men.

X-Men – Apocalisse merita la visione e merita sicuramente la stessa “tolleranza” che è stata dimostrata a piene mani per terzi capitoli molto più telefonati e pubblicizzati ma assai meno profondi, nonostante i temi che si proponevano di trattare.

Promosso.


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