Giovedì pomeriggio sono andata al cinema con mia sorella e un’amica nonché compagna di fandom a vedere “Crimson Peak”, principalmente per due motivazioni:
- «OMFG, TOM HIDDLESTON, EEEK»
- «Eh beh, è Guillermo del Toro, mica cotica»
Nonostante il film fosse uscito nelle sale solo il 22 Ottobre, riuscire a trovare gli orari e un cinema in cui andarlo a vedere è stata un’impresa che ha richiesto due pomeriggi di ricerca e svariate telefonate al cinema. Questo ci tengo a sottolinearlo perché, dopo tanto penare e tante recensioni positive a proposito dell’ultima fatica di Guillermo del Toro, mi aspettavo davvero grandi cose da questo film.
La delusione è stata cocente.
Quando vai al cinema a vedere un film di un regista che sai essere bravo o comunque capace di dare un valore aggiunto alle sue storie, hai sempre delle aspettative. Se cadono nel vuoto, l’amarezza raddoppia, perché un film con delle potenzialità come lo era “Crimson Peak” è sempre un’occasione mancata e ti lascia con una serie di domande dentro che non avranno risposta. Si aggiunga che il film presentava un cast di rispetto, a cominciare da Tom Hiddleston, che è stato probabilmente la calamita per molti spettatori incuriositi dalla storia, e non era esattamente girato da un regista di primo pelo, e si capisce perché aveva tutte le carte in regola per stupire.
Invece ha fallito, su tutti i fronti.
Se dovessi dare una definizione di “Crimson Peak” direi che mi sembra un immenso prologo, una continua presentazione di personaggi e fatti, senza un intreccio che possa svolgersi in maniera sensata. Fino alla fine del film aspettavo che la storia ingranasse la quinta e invece ho avuto solo una narrazione a singhiozzi, occasionali momenti di panico dovuti alle improvvise apparizioni dei fantasmi e un’infinita catena di cliché brutti, presentati in modo brutto e svolti anche peggio.
Neanche i begli occhioni di Tom Hiddleston bastavano a salvare qualcosa di questa storia che non è dell’orrore, non è thriller, non è fantastico, non è un giallo, non si capisce. Sembra che del Toro abbia voluto metterci dentro tutto e il contrario di tutto ma non è poi riuscito a tenersi fedele a una linea d’azione precisa. Peggio ancora, “Crimson Peak” pecca di cattivo gusto. Cattivo gusto in alcune scena di violenza, rese esageratamente lunghe ed efferate solo per aumentare a caso l’effetto orrorifico; cattivo gusto nel modo di delineare i personaggi secondari, piattissimi, caricature di se stessi e di archetipi già visti e rivisti; cattivo gusto nel gestire una storia d’amore che nasce falsa e improbabile e diventa sempre più penosa e scontata man mano che i minuti passano.
Il cattivo gusto c’è anche nella scelta di attori bravi e di spessore, come lo stesso Hiddleston, che danno l’impressione di trovarsi sulle scene quasi per caso e di recitare con ben poca convinzione parti che non rendono loro giustizia: non riescono a scollarsi dalla superficie e acquistare profondità nonostante ogni loro tentativo. Gli spunti per raccontare una storia di fantasmi, che fossero più di qualche scheletro brutto appoggiato sullo schermo con un pessimo CGI e pressoché inutili allo scorrere della trama, c’erano ma sono tutti finiti in fumo. Edith, la protagonista, ci viene presentata come una ragazza ribelle e inquieta capace di vedere i fantasmi ma tutta la sua irrequietezza finisce ammansita rapidamente dal bello sguardo di Thomas Sharpe, mentre questa sua capacità sovrannaturale non trova mai spiegazione né ha davvero una finalità che vada oltre il mostrarci brutti spettri cattivi che appaiono all’improvviso e ci turbano la visione.
E dire che dal lato visuale “Crimson Peak” sa essere pure suggestivo, come la location dell’antica villa diroccata in cui Thomas e Lucille Sharpe, nobili decaduti, abitano senza possibilità di ripararla perché pieni di debiti (e segreti). Ma tutto si ferma allo sguardo. La caratterizzazione è esasperata, un tripudio di cliché quasi irritante: Edith è la tipica protagonista incolore e dimenticabile, che sembra uscita fuori da una di quelle fanfic “Personaggio amato dal fandom X Lettore” dove lei è il lettore, un personaggio-scatola dove ognuno può immedesimarsi riempiendolo del proprio contenuto. Thomas è il tipico bello e maledetto, che sembra ombroso e cattivo ma in realtà è buono di una bontà che rasenta la stupidità. E c’è Lucille che è la cattiva a tutti i costi, pazza perché sì, con un background tirato su con lo sputo e una morbosità che più che inquietare, provoca il riso e la pena.
C’è qualcosa di tremendamente divertente, però, in questo film e nasce dal fatto che “Crimson Peak” contiene la sua stessa critica nelle dure parole che Thomas Sharpe rivolge a Edith, spiegandole cos’è che non va nel libro che sta scrivendo, nient’affatto a caso una storia di fantasmi. A suo dire quella della ragazza è una storia piena di inutili sentimentalismi, stucchevole e piatta, il frutto del lavoro di qualcuno che non conosce cosa sia il dolore della perdita e lo racconta prendendo a prestito le parole di altri. Ecco, questa descrizione credo che calzi a pennello al film stesso e non solo all’immaginario libro della protagonista.
Per usare quella frase fatta che a scuola si tira fuori spesso in relazione a studenti negligenti: Guillermo del Toro è intelligente ma non si applica.
Un vero peccato.
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