Martedì sera sono stata al cinema a vedere “Nausicaä della Valle del Vento” per il famoso evento di tre giorni in cui ormai siamo abituati a veder ristretta la proiezione dei film Ghibli nelle sale. E fatemi tacere sul prezzo del biglietto, che quando daranno “Una tomba per le lucciole” probabilmente mi chiederanno di cedere i diritti d’autore sul mio DNA prima di farmi entrare.
E vabbè.
Ma basta lamentarsi e facciamo un passetto indietro prima della recensione al film. Io adoro Nausicaä. Prima di vedere il film al cinema non avevo mai guardato l’adattamento che si fece in Italia nel 1987 – ho tutt’ora molta paura a farlo ma ci proverò – ma avevo letto il manga, da cui il film era stato tratto. Eh sì, perché quel gran volpone di Hayao Miyazaki aveva cominciato a scrivere la storia di Nausicaä in un manga che fu pubblicato in modo discontinuo fra il 1982 e il 1994 (ti ringrazio, Wikipedia, per passarmi sempre il miglior gossip sui miei bae), perché a quanto pare il Nostro non riusciva a rispettare le scadenze mensili – I feel you, bro – e dai primi due volumi del manga venne tirata fuori la sceneggiatura per il primo film dello Studio Ghibli, quello prodotto e realizzato prima che lo Studio venisse aperto.
E lo sapete chi l’ha prodotto? Isao Takahata. Ma soprattutto: lo sapete chi c’era fra i disegnatori? Hideaki Anno. Sì, quello di “Neon Genesis Evangelion” (si vede che ho appena finito di guardare l’anime e sono ancora tutta scombussolata?).
Insomma, conoscevo la storia dal manga, ci sono questi nomi in ballo, il film sarà sicuramente grandioso, giusto?
Sì.
Eh beh, che v’aspettavate, che vi dicessi che era brutto? Nausicaä è meraviglioso, ha quell’aura anni Ottanta che anche noi, nati alla fine di quel decennio, ci sentiamo prendere dal groppo brutto di nostalgia di epoche mai davvero vissute. È così bello che mi arrabbio doppiamente perché solo tre giorni al cinema è una bestemmia. A undici euro poi. Sì, bla bla bla, le leggi del mercato, bla bla bla, ringrazia che almeno è passato al cinema, bla bla bla, le sale cinematografiche in Italia funzionano così, bla bla bla, insomma, l’ennesima riprova che il mondo fa schifo.
Ma basta divagare, parliamo del film.
Vorrei cominciare dalla trama ma parto dal “fondo” e mi voglio concentrare un attimo sulle musiche. Sono stupende. Io penso che un film sia un film fatto bene quando si preoccupa di sfruttare a pieno tutte le potenzialità del mezzo cinematografico. Nel caso di un film d’animazione, le inquadrature, la qualità del disegno, i colori, la resa dei movimenti, i fondali giocano un ruolo importante ma così vale anche per la sceneggiatura e per il lato sonoro, per la musica. Ecco, “Nausicaä della Valle del Vento” è curato in ogni dettaglio, anche in quello sonoro. Sono rimasta piacevolmente impressionata dal modo in cui la colonna sonora si fondeva alle scene, da come le accompagnasse, annunciando lo sfacelo della guerra con toni cupi o l’importanza di una rivelazione ricorrendo alle melodie più epiche, fino a toccarti il cuore con la melodia che cantano gli Ohmu (i “Re Vermi”, nell’adattamento italiano del fumetto) nella mente di Nausicaä, quando la sfiorano con i loro tentacoli. Sono quel genere di musiche capaci di prenderti alla bocca dello stomaco e amplificare il portato di certe vicende ritratte nel film, soprattutto non sono mai sovrabbondanti o mancanti rispetto allo svolgersi della trama.
E parliamo del mondo di Nausicaä, prima di passare alla trama. Sì, perché in questi ultimi anni si porta molto il genere post-apocalittico, distopico (è tutto un revival della fine degli anni Settanta – inizio degli anni Ottanta, ormai) ma siamo abituati e a dir poco assuefatti ai soliti mondi grigi e cupi, poco e mal delineati, dove è tutto così normale e stereotipato che c’è ben poco da sognare o per cui atterrirsi. L’unico film che abbia visto finora in grado di offrirmi un panorama differente, colorato, esagerato e fantastico è stato “Mad Max: Fury Road” e parliamo di un’ottima rivisitazione di una saga degli anni Ottanta da parte del suo stesso autore.
Quando dico che Nausicaä è un film molto fresco, nonostante sia uscito nelle sale trentun anni fa, intendo proprio questo. Il mondo in cui la principessa della Valle del Vento si muove è molto colorato, definito nei minimi dettagli, ha una sua storia ben precisa, una flora e una fauna particolarissime da pianeta alieno, delle strutture politiche e sociali che ci vengono mostrate, senza ammorbarci con spiegoni infiniti traboccanti di infodumping. Da persona che odia gli insetti non ho potuto fare altro che meravigliarmi per le creature gigantesche che popolavano il Mar Marcio, persino commuovermi per le vicissitudini che colpivano gli Ohmu, proprio grazie alla capacità della sceneggiatura di farmi empatizzare con le sofferenze di Nausicaä.
E buttandoci sul messaggio, nonostante Nausicaä si faccia portatrice di messaggi pesanti, come quello ambientalista e quello anti-militarista tanto cari a Miyazaki, non è retorica, mai. Non ci sono fazioni definite, non c’è una vera e propria lotta contro il Male in un mondo dove tutti cercano di sopravvivere, pur ricorrendo ai mezzi più sleali e spesso sbagliati. La protagonista non viene punita dalla narrativa in un tentativo di “dimostrare qualcosa” allo spettatore. Che la guerra sia brutta lo si capisce eccome dagli scontri che vengono mostrati sullo schermo, così come i personaggi, tutti, sono artefici del proprio destino e non spettatori passivi di ciò che accade attorno a loro.
Sì, sto pensando proprio a “Hunger Games”, che per tre libri e quattro film non ha fatto altro che martellarci insistentemente con l’idea che il mondo è brutto e cattivo e che la rivoluzione porta più danni che benefici, mettendo in scena una protagonista che resta vittima degli eventi dall’inizio alla fine, muovendosi in modo scomposto e causando ancora più problemi ai suoi presunti alleati.
Nausicaä non ha nulla di tutto questo. Alla faccia dei maldestri tentativi di creare donne forti a cui assistiamo spesso e volentieri, sia lei che la principessa di Tolmekia, l’orgogliosa Kushana, sono personaggi forti, sì, perché hanno degli ideali per cui lottare; perché agiscono in prima persona, nonostante la paura e le incertezze; perché si muovono, sono personaggi attivi in una sceneggiatura completa, che sfrutta le due ore a sua disposizione per raccontare una vicenda precisa, senza inutili sovrabbondanze e senza tagliare parti importanti.
Si vede che è stato lo stesso Miyazaki a curare l’adattamento cinematografico del suo manga, si vede da ciò che ha scelto di mostrare sullo schermo. Difatti “Nausicaä della Valle del Vento” nella sua versione a fumetti conta ben sette volumi e una vicenda molto più ampia, che travalica i confini della Valle per dipingere in un grande affresco tutto il mondo in cui la storia di Nausicaä si svolge, toccando con ancora più complessità e profondità temi che il film poteva solo accontentarsi di sfiorare. Lo spirito però resta lo stesso ed è intelligente la considerazione che fa Miyazaki, quando dice di aver voluto far finire il film quando nel fumetto si attua la “rivoluzione copernicana” del pensiero di Nausicaä, quando cioè lei e i suoi alleati si accorgono di quale sia la vera funzione del Mar Marcio in un mondo devastato dall’inquinamento e dalle guerre.
Come ho già detto altrove, dopotutto, quello che più ammiro dei film Ghibli è la compostezza con cui mettono in scena una vicenda su grande schermo. Ogni film deve avere un inizio, uno svolgimento e una fine – anche quando viene pensato come parte di una serie – cosa che a troppi film oggi manca. Troppe sceneggiature vanno alla cieca, buttandoci nel bel mezzo di una vicenda senza troppe introduzioni e confondendoci con troppe deviazioni dalla linea di trama principale, per poi tirare via una conclusione provvisoria che lascia lo spettatore a dir poco perplesso.
Questo non accade con Nausicaä. Nausicaä è una visione appagante e disturbante, non lascia allo spettatore il tempo di distrarsi per un solo secondo, pur non avendo un ritmo affatto concitato. Non sempre, per lo meno. Sa mostrare la mostruosità apparente delle creature che popolano il Mar Marcio e quella interiore e profonda degli esseri umani, che pur di salvare le proprie vite sono disposti a mettere in pericolo l’equilibrio precario di un mondo intero. Sull’adattamento ho ben poco di negativo da dire, anzi. Ho molto apprezzato le voci scelte – anche se continuo a restare perplessa sulla tendenza a tradurre troppe espressioni giapponesi in modo pedissequo e con termini che in italiano suonano artefatti, cosa che penalizza un po’ la comprensione.
Insomma, Nausicaä è quello che mi piace definire un “filmone”, di quelli che hanno un lato visuale grandioso e lo sposano a una colonna sonora terrificante nella sua bellezza e a una sceneggiatura degna. È davvero un peccato che un classico del genere abbia sostato nelle sale solo per tre giorni a una cifra così alta. Ci sarebbe molto da imparare sul modo di dirigere un film fantascientifico, da “Nausicaä della Valle del Vento”.
Vi lascio così ancora piena di meraviglia – e in attesa che esca il dvd – e restate connessi, perché la rilettura del manga è in corso e ci sarà sicuramente una recensione sui sette volumi di una delle storie più belle che abbia mai letto.
Correlati
Scopri di più da The Flamingo Strikes Back
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.