Operazione UNCLE_Locandina

Sabato sono andata al cinema a vedere “Operazione U.N.C.L.E.”, incuriosita dai gif-set che mi apparivano in dash su Tumblr e dalle recensioni super-positive di alcuni dei miei contatti. Su tutto mi segnalavano:

  • La splendida colonna sonora;
  • Il sempre gnocco Henry Cavill;
  • La rivalmancy (che sarebbe tipo quella cosa che si crea fra due rivali che si rispettano tanto tanto ma non diventano amici, non nel modo classico del termine; un termine complicato che solo il fandom poteva inventarsi, insomma) fra Napoleon e Illya, i due protagonisti maschili del film, che da sola già meritava la visione.

Devo dire che le aspettative non sono andate deluse. È da parecchio che non esco dal cinema così soddisfatta, non per aver visto un capolavoro ma uno di quei film che sanno intrattenerti bene e per due ore piene, senza farti sbadigliare né bestemmiare per la faciloneria con cui gli sceneggiatori fanno scolorire tutto in un assurdo minestrone di gag tristanzuole da programma domenicale per bambini (Marvel, se mi senti, batti un colpo).

E dunque, che cos’è questo “Operazione U.N.C.L.E.”? È l’adattamento, prima di tutto, di una serie televisiva degli anni Sessanta che aveva come protagonista un improbabile duo: una spia americana e una spia sovietica, che si ritrovavano a collaborare per salvare il mondo dalle grinfie di una perfida organizzazione criminale, tanto pericolosa da costringere persino USA e URSS a collaborare nell’impresa. La minaccia mondiale sussiste anche nel film – dietro lo spauracchio di una possibile guerra nucleare – mentre al duo protagonista si affianca Gabi Teller, giovane meccanica della Germania Est nonché figlia dello scienziato scomparso sulle cui tracce si ritrovano entrambe le spie. È così che il duo diventa un trio (seguendo un procedimento opposto a quello per cui Simba mollò Timon e Pumbaa, lasciando al suo posto un vuoto ma anche spazio per una serie animata parecchio divertente) e non finisce qui la teoria di personaggi femminili interessanti della storia.

Da questo punto di vista devo un po’ bacchettare il web che, dai e dai, ha tanto insistito su Napoleon Solo e Illya Kuryakin – le due spie di cui sopra – che sono effettivamente due personaggi divertentissimi (e il fatto che siano interpretati da Henry Cavill e Armie Hammer aiuta ad apprezzarli anche di più) ma non s’è fatto abbastanza per parlare della stessa Gabi, che pure ha un ruolo chiave nella vicenda e una caratterizzazione niente male, e Victoria Vinciguerra che è la super-cattivona di questo film.

E che super-cattivona. Arrivista, geniale, spietata, ha pure il tempo di badare alla moda – le piace vestire in modo molto appariscente – ed essere bellissima. Dire che darà molto filo da torcere ai nostri e sarà pronta a calpestare tutto e tutti per raggiungere i suoi scopi è un eufemismo. Insomma, al film non manca neanche una controparte femminile adeguata, a cui si aggiungono i panorami, al pubblico italiano decisamente familiari, di Roma, Pozzuoli e Baia, dove si svolgono i tre quarti dell’azione.

Il film è tutto da ridere. Scorre via fresco, leggero, senza intoppi, alterna siparietti comici a inseguimenti concitati, senza dimenticare rivolgimenti di trama sempre più intricati e persino qualche opportuno tocco di dramma qua e là. Della storia personale di Napoleon, Illya e Gabi vediamo sprazzi, che emergono dalle parole con cui si confidano agli altri, dalle notizie che raccoglie chi li spia; tutti e tre hanno qualcosa – nel loro presente o nel loro passato – di grave e triste che li ha costretti a diventare spie improvvisate e un po’ pasticcione e che dà ragione di certe loro piccole manie, apparentemente molto comiche.

“Operazione U.N.C.L.E.” ha qualcosa di “cartoonizzato” nel modo in cui esaspera le personalità e le interazioni dei tre protagonisti, gli atteggiamenti impeccabilmente gelidi dell’antagonista e le vicende, a tratti paradossali, in cui si ritrovano coinvolti. Eppure riesce a presentare tutto questo allo spettatore senza mai diventare parodia volgare o squallida, aiutato da una colonna sonora che rende bene le atmosfere dell’epoca e da una regia che spezzetta financo le inquadrature durante le scene d’azione, proprio come se ci trovassimo in un fumetto.

È tutto molto colorato ed esagerato e divertente; a tratti sembra di guardare una commedia, più che una spy-story, e in effetti il film un po’ finisce per prendere in giro tutti quei film pieni di super-spie super-efficienti, mettendo in campo tre tizi che con la segretezza hanno ben poco a che fare e sembrano essersi dimenticati di seguire l’imperativo principe “mai fidarsi di nessuno”.

Eppure funziona. Eppure la commedia la butta sul ridere ma sa lasciare spazio ai momenti drammatici – che non sono mai eccessivamente pesanti, in fondo risulterebbero fuori contesto. Sono soprattutto le dinamiche fra i personaggi che convincono, il rapporto di rivalità/collaborazione/rispetto (la “rivalmancy” di cui dicevo sopra) che si viene a creare fra Napoleon e Illya, prima forzato dagli ordini dei superiori e poi cresciuto a dispetto di quegli ordini stessi, perché l’avventura vissuta li ha cambiati. Sono i rapporti fra i due e Gabi, che un po’ fa da mamma, un po’ toglie loro le castagne dal fuoco, e un po’ si innamora, sì, ma non sta esattamente lì a fare semplicemente la “damigella in difficoltà”. È piacevole anche l’inevitabile attrazione che si viene a creare fra lei e la mastodontica spia russa, senza mai risolversi fino all’ultimo fotogramma; così come, dall’altro lato, un Napoleon incallito playboy tratta Gabi più come una compagna di disavventure che come una possibile “preda” del suo fascino.

Insomma, di ingredienti per rendere questo film più che gradevole ce ne sono tanti. C’è la giusta dose di azione, c’è la suspense, c’è quel pizzico di dramma che non è mai buttato a caso per provocare la lacrima facile ma conferisce un velo di profondità in più ai personaggi, ci sono le location suggestive (dai, che Roma sullo sfondo sta bene con tutto), la musica è quella giusta e c’è pure Hugh Grant che trolla tutti, che volete di più dalla vita? Illya e Napoleon sull’Appia Antica in vespino come Gregory Peck e Audrey Hepburn in “Vacanze Romane”? Avrete anche questo, eh sì.

Non mi resta che raccomandarvi di restare in sala a guardare anche i titoli di coda, che sono un pezzo di trama anche loro, con le fotografie in bianco e nero che ritraggono i protagonisti dopo la loro avventura e dossier fittizi che raccontano un pezzettino in più della storia personale del trio sconclusionatissimo che è riuscito a cavarsela e salvare pure il mondo, nonostante ogni imprevisto.

Sarà che la fortuna arride i belli, chissà.


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