“Plurale Unico” – Samuele Bersani (30/05/2015)

Plurale Unico - Samuele Bersani

Ieri sera all’Auditorium Parco della Musica di Roma si è tenuto un concerto di Samuele Bersani un po’ particolare. “Plurale Unico” non era infatti un one-man show, una tappa semplicemente dedicata alle opere del cantautore. Che poi i concerti di Samuele Bersani non siano mai “semplicemente” le sue canzoni e la sua musica ma siano anche il gruppo che lo accompagna, i discorsi che rivolge al suo pubblico di affezionati e non, i racconti estemporanei con cui spiega il modo in cui le sue canzoni nascono e crescono, è assodato.

“Plurale Unico” però aveva qualcosa in più e quel qualcosa era negli ospiti – amici e colleghi – che hanno accompagnato Samuele sul palco in una scaletta fatta di alcuni (impossibile citare tutta la sua discografia in due sole ore, purtroppo) dei brani che non necessariamente e non solo sono i suoi maggiori “successi di pubblico” ma sicuramente sono canzoni a cui è ancora molto legato, nonostante gli anni che passano.

Ça va sans dire, il buon esito del concerto non era scontato ma la serata, nonostante qualche piccolo intoppo nell’avvicendarsi degli ospiti sul palco, è andata avanti scorrevolmente fra sorprese annunciate e presenze inattese. Liberiamoci subito delle considerazioni più tecniche, prima di parlare più diffusamente di tutto il portato emozionale della serata: l’acustica era ottima, parliamo pur sempre della Sala Santa Cecilia dell’Auditorium. Persino da una posizione estremamente laterale come quella occupata dalla sottoscritta la visuale del palco era chiarissima e la diffusione della musica mai assordante (semmai un appunto si può fare, è al fatto che il volume degli strumenti talvolta quasi sopravanzasse la voce dei cantanti). Gli arrangiamenti sono stati sorprendentemente piacevoli, merito anche della collaborazione per alcuni di essi fra Samuele e il gruppo GnuQuartet (che non conoscevo e di cui vi consiglio di spulciare la discografia, perché hanno realizzato progetti davvero interessanti), che ha ri-arrangiato alcuni dei pezzi del concerto. Ascoltare “Replay” e “Lo scrutatore non votante” con glorioso contorno di archi e flauto dona davvero una nuova vita a due canzoni che, nonostante il trascorrere degli anni, non hanno perso nulla della loro freschezza.

E passiamo agli ospiti. Da dove cominciare? Erano tantissimi, alcuni anche inattesi e non annunciati. Da segnalare la scelta di lasciar introdurre alcune canzoni con una lettura recitata da ospiti illustri: così tocca a Dario Argento introdurre “Il Mostro” (scelta quanto mai azzeccata, viste le opere del regista); mentre è Alessandro Haber a fornire un’interpretazione toccante di un intero capoverso di “Psyco”. Ancora, è la recitazione molto sentita di Piera degli Esposti a introdurre “En e Xanax”. Divertentissimo, invece, l’intermezzo fra “Le mie parole” e “Sicuro Precariato”: Samuele Bersani abbandona il palco per dare la voce al suo leggio; voce fuori campo prestata da Fabio de Luigi per un pezzo sul ventennale rapporto fra il cantante e il leggio, colorato di quell’autoironia scanzonata con cui Samuele parla sempre di se stesso e dei suoi vizi (e che rende i suoi concerti incredibilmente leggeri, piuttosto che autocelebrazioni pompose del suo talento).

Per quanto riguarda gli ospiti musicali, invece, si è avuta la sensazione che Samuele Bersani abbia saputo azzeccare la scelta dei pezzi da interpretare insieme a loro, considerando sia la tecnica che gli argomenti trattati solitamente da ciascun interprete. Così con Pacifico – la cui collaborazione con Samuele è ormai di lungo corso e si è notato anche dalla naturalezza con cui entrambi tenevano il palco e si alternavano nelle voci – è stato giocoforza intonare il nuovo singolo “Le storie che non conosci” e anche ripescare la bella “Le mie parole”. A Malika Ayane è toccato invece interpretare la struggente “Spaccacuore” e se l’inizio è parso un po’ sottotono, Malika si è subito ripresa con i suoi acuti sul ritornello, dando una sfumatura ancora più toccante e intensa ai versi della canzone. Inaspettato ma felicissimo è stato il risultato del duetto con Marco Mengoni, invece, sulle note de “Il pescatore di asterischi”: la bella voce del cantante si è fusa bene con quella di Samuele e ha reso, se possibile, ancora più sognante l’atmosfera della canzone, come se già non fosse bastato l’arrangiamento offerto dal GnuQuartet. “Giudizi Universali” non poteva essere cantata che da Carmen Consoli, forse perché ha qualcosa in comune con il tenore delle canzoni della “cantantessa” e forse perché le sue tonalità ben si sposano con la sua voce calda. Quando Caparezza era stato annunciato fra gli ospiti della serata, la mia curiosità era subito schizzata alle stelle: ma come realizzare un duetto con il famoso rapper, contando che la maggior parte delle canzoni di Samuele sono cantate? Anche qui Samuele ha saputo scegliere il brano giusto: “Chicco e Spillo” ha quegli accenni graffianti che sono molto familiari alla musica del cantante pugliese, nonché quei versi praticamente recitati su cui Caparezza ha potuto sbizzarrirsi con la dimestichezza che gli è nota. Il suo arrivo sul palco ha portato tanta energia e tanto divertimento, anche per il modo in cui ha saputo muoversi e tenere la scena insieme a Samuele, giocando a interpretare proprio le parti di Chicco e Spillo.

Da segnalare è stata la presenza di un altro gruppo a me sconosciuto, il duo jazz “Musica Nuda”, che ha offerto una rivisitazione “spogliata” di “Come due somari”. L’accompagnamento al contrabbasso di Ferruccio Spinelli della bellissima e particolarissima voce di Petra Mangoni ha offerto al pubblico una versione decisamente jazz della canzone che ha convinto non solo musicalmente ma anche il pubblico, a giudicare dalle teste che si voltano e si scambiavano accenni piacevolmente stupiti.

L’ospite inatteso e non annunciato è arrivato su un finale molto emozionale: il ricordo di Lucio Dalla, dopotutto, è ancora molto vivido e Samuele ha deciso di interpretare “Canzone” insieme a qualcuno che, come lui, aveva ben conosciuto il Maestro, qualcuno con cui condividere quel ricordo e quell’emozione. Luca Carboni è stata l’ultima e graditissima sorpresa della serata e, pare quasi scontato dirlo, “Canzone” interpretata a due voci da Samuele Bersani e Luca Carboni ha acquisito un che quasi di lirico e non c’è stato nessun momento di esitazione nel modo in cui le voci si sono alternate ai versi.

La serata è stata ricca di emozioni e sorprese, di scambi continui con il pubblico, perché ogni pausa un po’ più lunga per l’accordo degli strumenti o per attendere l’arrivo di un ospite veniva immediatamente riempita dalle parole di Samuele, mai preparate, sempre sull’onda del momento e di quello che sentiva di voler comunicare di sé. È stata, musicalmente parlando, una serata eccellente, di sperimentazione musicale, di presentazione di talenti ancora poco conosciuti o di riconferma di personalità ormai ben note al grande pubblico. L’ho trovato, al di là di un bellissimo concerto, un bell’esperimento culturale, un arricchimento circolare di pubblico e di interpreti, tutti ad alto livello, tutti capaci di lasciare qualcosa in più nelle canzoni che cantavano e nel modo in cui stavano sul palco.

A questo punto verrebbe quasi da rimpiangere di non poter essere stati presenti a una serata del genere (e gli impedimenti, purtroppo, possono essere tanti) ma non c’è di che preoccuparsi: “Plurale Unico” è certamente un evento unico nel suo genere ma, come è stato annunciato da Samuele stesso sul palco, tutta la serata è stata registrata per poi essere inserita in un dvd. Forse l’emozione sarà diversa, perché esserci in prima persona è sempre un’altra storia, ma è quel tipo di evento che sa trasmettere emozioni e scoperte anche filtrato da un supporto registrato.

Non ci resta che aspettare il dvd, insomma.


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